Sarà capitato a tutte le società e professionisti di avere problemi con la gestione degli assegni. In questo articolo, scritto in collaborazione con il team del commercialista Gianfranco Rienzi di Firenze, vedremo se postdatare un assegno è legale e quali implicazioni potrebbe generare. Mettere in circolazione un assegno vuol dire fattivamente ordinare alla propria banca il pagamento di un titolo creditizio relativo a una determinata cifra. Una somma che verrà poi riscossa dalla persona, o azienda, a cui viene intestato l’assegno.
L’assegno postdatato è legale?
Per essere ritenuto valido, scrive Gianfranco Rienzi, un assegno deve riportare alcuni importanti dati: denominazione di un assegno bancario, l’ordine di pagamento, il nome della banca, l’importo da incassare (scritto sia a numeri che in lettere), servono anche ovviamente luogo e data di emissione, beneficiario e firma del correntista. Può succedere, ad esempio, che chi stabilisce l’ordine di pagamento di un assegno riporti una data diversa e successiva rispetto a quella in cui è stato emesso l’assegno. In questo caso si tratta di assegno postdatato.
Ora giunge subito la legittima domanda: l’assegno postdatato è legale o non è valido? Quali sono le eventuali sanzioni? Nel 2022 emettere assegni post-datati non è più il reato di una volta, ma non è comunque legale. Soprattutto è illegale dal punto di vista tributario e amministrativo, in quanto comporta l’evasione della responsabilità. Mettere in circolazione un assegno postdatato, infatti, significa riportare una data di emissione postuma diversa da quella in cui è stato emesso lo stesso assegno, il che vuol dire trasformare l’assegno in un vaglia postale, svolgendo così la stessa funzione di un vaglia, ovverosia fungendo da pagamento futuro per un’obbligazione presente. La persona che riceve l’assegno post-datato si impegna verbalmente a non ritirarlo prima della data indicata.
In conclusione, quindi, un assegno postdatato non è né valido né legale, ed è punibile dalla legge perché rappresenta un’evasione perché l’assegno in questione è uno strumento di pagamento e non un titolo di credito. In caso di assegno post-datato e denuncia alla Prefettura, per non incorrere in ulteriori sanzioni, il debitore deve provvedere al suo saldo, entro 60 giorni e il pagamento complessivo sarà maggiorato delle spese di incasso e sanzioni. Queste possono arrivare sino al 2,4% dell’importo iniziale stabilito dall’assegno.
Cosa si intende per assegno scoperto
Abbiamo tutti sentito parlare di assegni scoperti ma non sempre sappiamo veramente cosa significa e soprattutto quali sono le implicazioni a livello sanzionatorio. Un assegno scoperto è un assegno che non ha fondi sufficienti nel conto in questione per essere incassato. In pratica vai in banca a riscuotere l’assegno e ti accorgi che i fondi del firmatario non riescono a pagare il debito. Ma cosa succede in caso di assegno scoperto? Bisogna fare una distinzione a seconda del tipo di assegno, ricorda Gianfranco Rienzi.
Se si tratta di un assegno circolare, in realtà non è un problema perché questo tipo di assegno è sempre coperto. Viene infatti emesso direttamente dalla banca che è obbligata ad effettuare il pagamento. Tale importo sarà addebitato sul conto del titolare del conto. Se invece si tratta di un assegno bancario, non è richiesto alcun versamento bancario perché non ci sono abbastanza soldi sul conto corrente del debitore in questione.
Il rischio principale per le persone con assegni scoperti (noti anche come assegni inesigibili) è non riuscire a ottenere i soldi loro dovuti. Il conto da cui prelevare questi fondi potrebbe essere rosso, quindi il deflusso è bloccato.
E se hai un assegno scoperto? Se ricevi un assegno del genere, la prima cosa da fare è protestare, contattare un notaio o un ufficiale giudiziario. I funzionari pubblici hanno stabilito che i pagamenti dovuti erano in sospeso e hanno avviato le procedure per pubblicare i nomi dei debitori in un registro informatizzato dei protesti. Il termine per sporgere protesta è di 8 giorni se l’assegno è stato emesso nella stessa città in cui è stato richiesto l’assegno, altrimenti 15 giorni. Inoltre, il titolare di un assegno scoperto può anche avviare un procedimento giudiziario con un atto di recupero del denaro a lui dovuto. Si tratta di una comunicazione scritta che richiede al debitore di pagare l’importo dovuto entro 10 giorni. Se il debitore non paga, il creditore ha 90 giorni per avviare l’esecuzione e quindi procedere al sequestro dei beni del debitore.
Credits: Gianfranco Rienzi, commercialista e revisore dei conti presso ArchimediA Consulting.